La Romania per L’Italia, Westin Excelsior Hotel in Roma, 29 settembre 2004

29 sept. 2004
La Conferenza di Sua Altezza il Principe Radu di Hohenzollern – Veringen,
Rappresentante Speciale del Governo di Romania per l’Integrazione e la Cooperazione allo Sviluppo Duraturo
The Westin Excelsior Hotel in Roma, 29 settembre 2004

 

Eccellenze,

Signore e Signori,

 

E’ per me un privilegio trovarmi oggi tra tutti voi. Da nessun’altra parte al di fuori dai confini della Romania potrei sentirmi ‘a casa’ se non a Roma. In Romania tra le due guerre c’era una leggenda, rilevante per i legami tra l’Italia e la Romania, le due sorelle latine: si dice che lo storico romeno Nicolae Iorga abbia imparato l’italiano sul treno, mentre si recava da Bucarest a Roma. Tale leggenda parla chiaramente non solo della memoria e dell’intelligenza di Iorga ma della similitudine tra le due lingue sorelle. Illustra lo spirito comune dei due Paesi, nonche il ritmo spirituale e l’orizzonte psicologico e culturale condiviso.

L’Italia e uno dei centri di spicco della civilta europea a partire dai tempi antichi, attraversando il Medioevo e l’era moderna, sintetizzando oggi tutto in una societa dominata da una cospicua eredita culturale.

L’Antichita ha consacrato l’Italia come centro del mondo mediterraneo, il quale non ha emanato soltanto delle strategie militari (l’Impero Romano), ma anche un profondo filone culturale civilizzatore, che ha modellato la coscienza e l’identita europea.

L’epoca medioevale italiana ha decantato la teoria della potenza papale nel senso della civilizzazione dell’intero continente europeo, dal Nord all’Est e, dopo il XV – esimo secolo, anche oltre gli oceani ed i mari. Il Rinascimento italiano ha prodotto delle soluzioni culturali e delle civilt? eccezionali, che poi hanno influenzato e avviato tutto il continente europeo.

Lo stesso per le soluzioni di organizzazione politica, le citt? – stato e le repubbliche italiane sono state considerate testimonianze esemplari che hanno concluso l’epoca delle teorie globalizzanti del governo papale o dell’impero, le quali cercavano di coprire sotto un’unica autorit? tutta la ‘Christianitas’. I libri di quel periodo erano pieni di vitalit? e molto importanti per la definizione, nell’epoca moderna, delle teorie relative allo Stato e al Potere. Il Rinascimento ed il modello politico italiano hanno influenzato l’Ovest, il Nord e l’Est.

Lo spazio medievale romeno ? stato spesso descritto nei documenti papali dell’epoca come spazio necessario alla ridefinizione della prospettiva del credo romano. La latinit? ha contribuito alla creazione degli strumenti di compromesso istituzionale che hanno portato a costruzioni come la Chiesa Greco – Cattolica di Transilvania. Dobbiamo ricordare anche il modo in cui, sempre nel Medioevo, la classe politica romena prendeva come modello quella italiana, ovvero il modo in cui gli scrittori classici italiani erano conosciuti nello spazio romeno tramite l’intercessione bizantina e a volte tramite il contributo dei viaggiatori stranieri.

Il filone latino ?, indubbiamente, l’ottimo argomento dell’armonia perfetta tra le due societ?, romena e italiana, anche se nella Romania degli anni 1948 – 1989, la formula ‘Vaticano’ valeva su quella della ‘Santa Sede’, per ragioni che non vanno ricordate.

Nel terzo millennio, l’Italia e la Romania sono pi? vicine che mai, non soltanto nel campo culturale e dell’educazione, ma anche in quello militare, economico e politico. Ci sono delle citt? romene in cui funzionano tra 1500 e 2500 societ? commerciali a capitale italiano (Timisoara ed Arad). L’Italia ha appoggiato la Romania nella sua qualit? di membro NATO. La Romania conta sul sostegno dell’Italia anche per l’adesione, nel 2007, all’Unione Europea.

Vaclav Havel diceva, all’inizio del mese di aprile 2002, in un’intervista rilasciata alla ‘La Repubblica’: ‘Voglio un’Europa coraggiosa che non pensi solo al denaro.’ E’ curiosa tale affermazione, no? E’ una mancanza di coraggio pensare all’interno dell’Europa soltanto al denaro? E’ l’Europa uno spazio destinato a non accettare soltanto la filosofia del denaro e del benessere, in quanto la sua vocazione ? quella di mostrare il proprio coraggio ad imporre la sua antica anima culturale davanti all’utilitarismo?

Nel maggio del 1999, quando l’Europa e L’America si riunivano a Washington per rimodellare l’Alleanza del Trattato Nord – Atlantico e quando, tramite le proprie decisioni, i due Continenti gettavano insieme le basi dei destini militari e politico – economici di un mondo europeo ed atlantico unito, a Bucarest si verificava un evento storico, dipinto in colori bianchi e dorati. Sua Santit? Papa Giovanni Paolo Secondo incontrava Sua Beatitudine il Patriarca Teoctist in un gesto unificatore delle Chiese cattolica ed ortodossa, separate mille anni fa. I due parlavano di un’Europa che sar? unita, un’Europa cristiana. Bucarest ha contribuito nel 1999 alla spiritualit? europea. Non soltanto tramite il messaggio unificatore europeo, ma anche tramite il messaggio unificatore cristiano. Grazie a tale messaggio, il cittadino romeno ha sentito che, nel terzo Millennio, si sara a casa sua sia nell’Italia cattolica che nella Svezia protestante. Inoltre, questo messaggio contrastava con le bombe che cadevano nelle nostre pi? prossime vicinanze. Era, finalmente, un messaggio di confluenze, dove la Romania ha sempre primeggiato.

 

L’Europa, di cui noi, italiani e romeni, siamo parte integrante, sta attraversando momenti di idealismo e sta cercando di far diventare realta’ il suo sogno unificatore. D’altronde, i ragionamenti freddi della politica globale fanno si’ che le nostre nazioni siano presenti dappertutto nel mondo affinche’ difendano i valori di un mondo libero, di un mondo civilizzato. Benche’ una guerra in svolgimento in un’altra parte del mondo ed un sogno vissuto a casa, in Europa, non sembrino avere troppi punti in comune, gli stessi condividono la solidarieta’.

Il popolo italiano e quello romeno, in quanto nazioni europee, stanno attuando la cooperazione per la futura crescita dell’Europa.

Il piu’ delle volte, in questo mondo turbolento e ‘connesso’, il nostro sforzo puo’ sembrare poco rilevante. E’ quello che hanno sentito, forse, anche i filosofi greci quando hanno fatto nascere la filosofia su terre straniere, nella diaspora. Con lo scorrere del tempo storico, il loro sforzo si e’ rilevato pero’ fondamentale.

Il fatto che gli italiani ed i romeni rafforzano i legami di sangue, lingua e civilta’ con il pragmatismo dei rapporti economici, politici ovvero militari non puo’ che servire agli stessi, nonche’ a tutte le nazioni della grande famiglia europea.