CHE COSA PORTA LA ROMANIA ALL’UNIONE EUROPEA

31 oct. 2006

La conferenza di Sua Altezza Il Principe Radu de Hohenzollern – Veringen,
Rappresentante Speciale del Governo di Romania
FORUMINVEST, Roma, 31 octubre 2006


E’ un piacere ed un privilegio trovarmi qui. Questo e’ altresi’ un motivo di speranza perche’, fra meno di tre mesi, il mio Paese diventera membro della grande Famiglia Europea e sono convinto che e’ bene parlare delle sue virtu’ e del suo potenziale.

La posizione in cui mi trovo mi permette di avere un’ampia percezione di quello che la Romania puo portare all’Unione Europea ed al Continente, in generale. Nominato nel 2002 e riconfermato nel 2005 in qualita’ di Rappresentante Speciale del Governo della Romania, questa posizione mi permette di conoscere, attraverso i 700 impegni annuali, gli aspetti caratteristici delle comunita’ visitate, europee o locali: l’economia, la difesa, la politica, la diplomazia, la cultura, l’insegnamento, lo sviluppo durevole, i mass-media.

Dal punto di vista storico, la Romania e’ sempre stata un Paese europeo. Il primo Capo di Stato europeo della Romania e’ stato Carol I, principe tedesco arrivato in un Paese che aveva gia’, nel 1866, una vita parlamentare. Egli ha regnato 48 anni ed ha organizzato, tra l’altro, nel 1906, una replica all’Esposizione Universale di Parigi (1900). Sempre nel 1906, il 70% degli ufficiali dell’esercito romeno aveva seguito i corsi di Saint-Cyr. Le nostre costituzioni del 1866 e 1923, per esempio, sono state tra le piu’ avanzate dell’Europa

Dal punto di vista della politica, la Romania, Paese che ha conosciuto il peggiore modello stalinista e che ha avuto la piu’ dolorosa e lunga rottura dal totalitarismo comunista, eppure e’ il Paese che oggi, in 16 anni, e’ riuscito ad avere tre alternanze di Governo, a diventare membro della NATO, ad essere una presenza eminente nelle missioni militari internazionali (comprese quelle dell’UE). La Romania e riuscita ad avere dal 2001 fino ad oggi una crescita economica del 4-5% all’anno, la piu’ significativa dell’8% nel 2004 e dell 7% nel 2006. Il nostro Paese che, tra le due Guerre Mondiali, nutriva una grande parte dell’Europa, ha acquisito una tradizione politica europea che non e’ stata fabbricata in occasione della sua recente candidatura all’UE. Nel 1881, la Romania diventava Paese sovrano ed indipendente del Continente europeo. Se non avesse vissuto la ‘parentesi rossa’ di quattro decenni, oggi mi troverei su uno delle vostre sedie, ascoltando il discorso di qualcuno arrivato da qualche parte del Caucaso del Sud.

Dal punto di vista economico, un Paese affamato dalla stupida economia politica ferma alla tecnologia arrugginita degli anni ’70, e’ riuscito a ristrutturare, in 16 anni, i pilastri dell’economia ed a far crescere non soltanto nella qualita’ dei suoi prodotti, ma anche nel suo potenziale sul mercato mondiale. Per un Paese convinto della teoria della ‘felicita’ del povero’ e della ‘vergogna di essere uomo d’affari’ non e’ male per niente. La Romania rovinata da idee poststaliniste ancora vive, riesce ad avanzare inesorabilmente verso l’economia di mercato. Il tenore di vita nella Romania interbellica era uguale a quello della Svizzera e del Belgio. Un Paese, bene integrato nell’UE, puo’ certamente essere uno strumento di sviluppo economico comunitario, un ponte verso il Medio Oriente, verso l’Asia Centrale e dell’Sud-Est e verso l’Africa del Nord. I Paesi entrati a far parte dell UE nel 2004 hanno fatto gia’ grandi progressi, meta’ di loro avendo il PIL pro capite piu’ alto della Grecia o del Portogallo.

Dal punto di vista culturale ed educativo, la confluenza delle religioni e tradizioni che ha caratterizzato sempre la cultura romena, potrebbe essere un elemento importantissimo per l’Europa. In Romania, la cultura e le tradizioni hanno alla base l’eredita’ europea. I promotori della cultura e della scienza romena dell’inizio del XX sec. sono stati educati a Parigi, Berlino, Roma o Londra. La Romania ha il numero piu’ elevato di ingegneri informatici di alta qualifica, dopo l’India; soltanto che l’India ha piu’ di un miliardo di abitanti, e la Romania ha 22 milioni. Nella sede della Microsoft di Washington DC, noi siamo la seconda nazione come numero di impiegati, dopo la Cina. L’abilita’ ed il talento, la creativita’ e l’entusiasmo dei giovani romeni e’ incredibile.

Dal punto di vista diplomatico, la Romania mi sembra il Paese perfettamente strutturato per l’implementazione dei progetti del Processo di Barcelona e del Partenariato Euro-Mediterraneo. Non soltanto gli ultimi secoli ci hanno aiutato a capire in maniera profonda il mondo orientale, la cultura, le tradizioni, lo spirito, il temperamento, ma anche il recente passato.

Dal punto di vista della sicurezza e della difesa, il mio Paese ha conosciuto i vantaggi del ‘soft power’ prima ancora che il termine sia stato inventato. I pericoli asimmetrici ci hanno insegnato, presto nella nostra storia, di reagire in modo asimmetrico. Oggi non le spese per ogni militare ci assicurano il successo nelle missioni internazionali, ma l’addestramento, il talento, il coraggio e l’adattabilita’ eccezionale delle nostre truppe.

La Politica Europea di Sicurezza e Difesa, il suo sviluppo e le sue strutture, le sue missioni ed i suoi strumenti troveranno in Romania un partner affidabile. La posizione geopolitica del nostro Paese (vicino al Mar Nero, al Caucaso, al Medio Oriente, ponte di collegamento con l’Asia e non molto lontano dall’Africa) sara’ un argomento importante nella prospettiva delle sue ambizioni di attore globale dell’UE. La stabilita’ e la democrazia non si possono fermare alla frontiera dell’Ungheria. La situazione nei Balcani Occidentali preoccupa enormemente la sicurezza del Continente; la soluzione puo’ essere trovata con l’appoggio di Paesi come la Romania. Un Paese prevedibile, che ha fatto grossi sforzi per diventare membro della NATO, partner PESA (la Politica Europea di Sicurezza e Difesa), un Paese che fa del suo meglio per rispettare la democrazia ed i valori del mondo occidentale.

Recentemente, un rappresentante di spicco dell’UE ha dichiarato a Bucarest che i romeni hanno perso, nell’ultimo periodo, una parte del loro entusiasmo europeo (quasi costante intorno al 85%) ed hanno cominciato ad avvicinarsi alla media europea, verso un piu’ normale 61%. Io spero che il responsabile europeo abbia fatto uno scherzo. ‘Contaminare’ di 85% di entusiasmo, creativita’, altruismo responsabile ed adattabilita’, secondo me, e questo un buon contributo dei romeni all’UE, la piu’ visionaria costruzione del XX secolo.